I dintorni

Di seguito alcuni dei borghi e dei luoghi da visitare partendo dalla nostra Masseria. Luoghi in cui si possono anche praticare sport invernali ed estivi in perfetta armonia con la natura.

Castel di Sangro
posto a 800 metri sul livello del mare, è considerato il comune principale del comprensorio dell'Alto Sangro e dell'Altopiano delle Cinquemiglia. La caratteristica della zona, con gli altipiani maggiori, le vette che superano i 2.000 metri, il fiume Sangro, la vegetazione varia e rigogliosa, la fauna selvatica ed il clima, che d'estate permette piacevoli escursioni e d'inverno offre l'opportunità di praticare sport sulla neve, conquista sempre un maggior numero di turisti. Castel di Sangro, oltre ad offrire notevoli spunti culturali, artistici e storici, permette di trascorrere piacevolmente il proprio tempo libero dedicandosi allo sport ed al divertimento; sia sport estivi (Parco nazionale della Majella e parco nazionale di Abruzzo) che sport invernali (a 10 min. di auto dal comprensorio sciistico di Aremogna Roccaraso Fratello Pizzalto e dagli anelli più suggestivi di sci da fondo Sant’Antonio a Pescocostanzo e Capracotta ). Per un maggiore divertimento le piscine e uno snow park

Scanno
Ritrovamenti sporadici sul territorio hanno restituito elementi di corredi funerari risalenti all'età del ferro; resti di strutture murarie attestano la presenza di un insediamento romano in età imperiale. Dell'attuale abitato non si hanno notizie prima dell'XI secolo; nella seconda metà del secolo successivo il paese era feudo dei "di Sangro"; rimase proprietà di questa potente famiglia sino al tardo Duecento, quando per via ereditaria passò ai d'Aquino. Caratteristico è l'abitato antico, per le sue vie spesso gradonate, dalle quinte in pietra, illeggiadrite da capricciosi portaletti e da finestre settecentesche, che testimoniano il periodo di floridezza economica grazie all'attività armentaria.Fotografi illustri come Cartier-Bresson, Giacomelli, Scianna, ne hanno immortalato scorci e personaggi.

Villetta Barrea
Reperti rinvenuti nella grotta Graziani indicano che il suo territorio era già frequentato dall'uomo nell’età del bronzo. Resti di mura megalitiche presso Fonte della Regina e le tombe riemerse nella Piana di Decontra testimoniano la presenza di insediamenti stabili in epoca preromana. La zona fu interessata nell'alto Medioevo dalla colonizzazione dei monaci benedettini, che fondarono, nell'VIII secolo, l'abbazia di S. Angelo, distrutta dai Saraceni nel 937. Ai piedi del monte Mattone vicino al Lago di Barrea, all'interno del Parco Nazionale d'Abruzzo è noto centro turistico e base di partenza per numerose escursioni, circondato da una bellissima pineta, che arriva fino al Lago, caratteristica per la presenza di una rara varietà di pino nero.

Rivisondoli
Le prime notizie sul borgo risalgono al XII secolo. L’impianto urbanistico del paese è settecentesco, con una serie di costruzioni a schiera, realizzate utilizzando le ondulazioni, i piani, i dislivelli e le altre peculiarità del sito, in un gioco compositivo che dà luogo a una unità variegata e armonica di tetti, cornicioni, ballatoi, rientranze e sporgenze. Le stradine e le piazzette del centro storico sono impreziosite da alcuni austeri palazzi gentilizi, intorno ai quali si diffondono le case più semplici.

Pizzoferrato
La sua origine viene ritenuta alto-medievale, ma del borgo si ha menzione solo a partire dal XII secolo; nel Catalogo dei Baroni (1150-1168) è ricordato come Pictum Ferratum. Divenne feudo di Raimondo Caldora nella prima metà del XV secolo; dei successivi feudatari ricordiamo i d'Aquino e i Monaco che ne furono baroni alla fine del Settecento. Denominato Terrazzo d'Abruzzo, per l'ubicazione su un picco calcareo, dominante la val di Sangro è circondato da monti e da faggete, in cui vivono l'orso bruno, il cinghiale , il lupo, la martora, la poiana, e rare specie di mammiferi e uccelli. Il borgo è dominato dai ruderi dell'antico castello e della chiesa di S. Nicola.

Pettorano Sul Gizio
L'antichissimo centro fortificato di colle Mitra, sul monte omonimo, può considerarsi il primo insediamento stabile del luogo; altri sorsero nelle vallate circostanti, in epoca romana, come testimoniano i resti di corredi tombali e iscrizioni, oltre ad un importante frammento epigrafico, unico trovato in Occidente, dell'Edictum de petriis, importante documento economico emanato dall'imperatore Diocleziano, nel 301 d.c., conservato attualmente da privati. Su una collina all'estremo sud della conca di Sulmona, circondato per tre lati dai monti, tra il fiume Gizio e il torrente Riaccio. L'antico abitato, architettonicamente interessante e con splendidi scorci paesistici, è dominato dal fortilizio medievale.

Guardiagrele
La parte più antica dell’abitato risale alla fase preistorica, attestata dalla presenza di insediamenti portati alla luce nei recenti scavi di Caprafico e Comino. Non mancano testimonianze del periodo romano che documentano la continuità dell’ occupazione del sito anche nei primi secoli dopo Cristo. Il più prestigioso monumento è la chiesa di S. Maria Maggiore, con facciata realizzata con la pietra della Majella (d’Annunzio chiama Guardiagrele “città di pietra” nel Trionfo della Morte), quasi completamente occupata dal campanile quadrangolare del XII sec., alla cui base si apre un portale ogivale. All’interno è conseravato un pulpito di noce intagliato, un affresco del Delitio ed il tesoro che si fregia del capolavoro di Nicola da Guardiagrele: la croce realizzata nel 1431.

Barrea
L’antica Barregias sorse quando nella zona fu costruita l’abbazia benedettina di S. Angelo che risale al VIII sec. Feudo dei Sangro che legarono il loro nome al castello posto in posizione dominante ed inespugnabile, passò poi sotto i D’Affitto. Nei dintorni dell’abitato sono state rinvenute tombe sannitiche che attestano la frequentazione del sito anche nella fase italica. L’abitato domina da uno sperone di roccia le sponde del lago omonimo. Del castello risalente all’ XIII secolo sono rimasti pochi tratti della torre cintata. Tra le attrattive di interesse artistico meritano particolare attenzione la chiesa di S. Tommaso, dall’interno barocco con altari marmorei, la chiesa di S. Rocco e la chiesa di S.Maria della Baia. Intorno all’abitato sono visibili i resti della necropoli sannita.

Anversa Degli Abruzzi
Sebbene l’origine del paese si fa risalire al medioevo, le fasi più antiche dell’insediamento risalgono al periodo italico, attestato dal rinvenimento di una necropoli datata al IV secolo a.C. Appartenne poi ai Di Sangro, ai Caldora, ai Di Capua, e ai Recupito. Fino agli inizi del novecento era conosciuta per i suoi “pignatari”. il paese fa da sfondo il suggestivo paesaggio dell’Oasi naturale delle Gole del Sagittario, conserva ancora testimonianze storico-artistiche di notevole pregio: merita particolare attenzione la Chiesa della Madonna delle Grazie, eretta tra il 1540 e il 1587.

Alfedena
Nell’antichità Alfedena fu un importante centro dei Sanniti Caraceni. Nel periodo Medievale divenne feudo dei conti di Sangro. Subì gravi danni durante la seconda guerra mondiale. Gli scavi archeologici iniziati nel 1822, in località Campo Consolino, hanno portato alla luce una necropoli italica molto estesa, datata tra il X e il IV secolo a.C., caratterizzata da circa 12mila tombe che hanno restituito corredi funerari molto ricchi. La necropoli era legata alla città di Aufidena della quale si conservano 1740 m di mura e di ruderi dell’acropoli.

Sulmona
Gli antichi scrittori, tra i quali Ovidio e Silio Italico, concordano sulla remota orgine di Sulmona, ricollegabile alla distruzione di Troia. Il nome della città, infatti, deriverebbe da Solimo, uno dei compagni di Enea. Le prime notizie storiche, però, ci giungono da Tito Livio che cita l'oppidum italico e narra come la città, nonostante le battaglie perse del Trasimeno e di Canne, rimase fedele a Roma chiudendo le proprie porte ad Annibale. Sulmona è ricca di chiese, monumenti, palazzi da vedere e di tradizioni ancora vive come ad esempio l'antica Giostra Cavalleresca. Questa risale agli Svevi e fu molto in voga al tempo degli Aragonesi. Poi intorno alla metà del '600 la mancanza e la "disapplicazione" dei cavalieri costrinse la città a dismettere la manifestazione, che a quei tempi si svolgeva per ben due volte nell'arco dell'anno. Fortunatamente, nel 1995, la Giostra è rinata e il successo è stato clamoroso e oltre alla classica gara si organizza una Giostra Europea che ha visto impegnate città venute da diversi paesi europei.

Pescocostanzo
si trova nella regione degli Altipiani Maggiori d’Abruzzo, tra immensi e silenziosi pascoli che sono alla base dell’insediamento umano e dello sviluppo dei centri sorti in questi luoghi. Centro di antica origine e luogo di intensa civiltà, ha un eccezionale patrimonio di monumenti rinascimentali e barocchi a testimonianza della straordinaria vicenda artistica e culturale che sviluppò soprattutto tra il 1440 e 1700. La lavorazione del merletto a tombolo, quella della filigrana e del ferro battuto, rappresentano un punto di forza dell’offerta artigianale locale. Pescocostanzo in un ambiente naturalistico eccezionale è la proposta di una vacanza, estiva ed invernale.

Vastogirardi
con caratteristiche paesaggistiche, ambientali e culturali, che ne fanno senza dubbio un unicum in Alto Molise. Poderose vestigia di storia, foreste incontaminate, distese erbose dove l’allevamento è ancora una ricchezza, tradizioni ancestrali e gastronomia fortemente ancorate alla terra.

Lago di Pantaniello Riserve nazionale
La riserva tutela un laghetto a 1.818 metri i quota. E’ situata nel territorio dei Comune di Barrea, in Alto Sangro. Il lago si estende, con profondita’ irregolare, all'interno della foresta di Chiarano-Sparvera. Questo fattore determina la varieta’ della distribuzione della flora e della fauna nel bacino. La riserva e’ popolata da rettili e anfibi, tra i quali il raro Gammarus lacustris, crostaceo relitto dell'era glaciale; piu’ comuni la Biscia dal collare, il Rospo comune, le Rane verdi ed il Tritone crestato. Unica specie ittica e’ la Tinca. La presenza di forme animali arcaiche testimonia l'origine tettonica risalente all'era glaciale. Vi sono anche numerose testimonianze dell'uomo preistorico che usava accamparsi sulle sponde del laghetto. La fauna e’ rappresentata dal Lupo, dall'Orso, dalla Lepre, dalla Volpe, dalla Martora, dalla Talpa romana e dal Topo selvatico collogiallo. Gli uccelli osservati sono l'Aquila reale, l'Astore, la Poiana, il Germano reale, il Corvo imperiale, la Taccola. La scarsa vegetazione arbustiva e’ rappresentata dal Ginepro nero e dal Fiordistecco. L'accesso all'area protetta e’ vietato ai mezzi a motore come sono vietate la caccia e la pesca. Sono consentiti l'escursionismo, lo sci di fondo e il mountain biking.

Quarto Santa Chiara Riserva nazionale
Istituita nel 1982 e' oggi compresa nel Parco Nazionale della Majella. E' formata da 485 ettari compresi nel Comune di Palena (CH), tra l'altitudine minima (1073 m) di Fosso Grottignano e quella massima (1729 m.) di Serra Molione. La vegetazione arborea e’ costituita dal Faggio, dall'Acero e dal Carpino bianco, in un paesaggio dove si alternano pascoli a superfici brulle. L'area e’ frequentata da importanti specie faunistiche quali il Lupo appenninico, l'Orso bruno marsicano, il Capriolo, il Cinghiale, la Volpe, la Lepre, la Fama, la Martora e lo Scoiattolo, alle quali si affiancano rapaci come l'Astore, lo Sparviero e la Poiana, ed altri alati come il Gufo comune, la Civetta ed il Barbagianni. Interessante la presenza di uccelli migratori di passo tra cui la Gru, l'Oca selvatica e la Cicogna bianca. La riserva puo’ essere visitata esclusivamente a piedi, lungo i sentieri segnalati e in gruppi limitati di persone accompagnati dal personale addetto. Molto affascinante e’ arrivarci in treno. Bisogna scendere alla stazione di Palena sulla linea ferroviaria Sulmona-Carpinone che attraversa l'intera area protetta.

Bosco di Sant'Antonio Riserva regionale
La Riserva del Bosco di Sant'Antonio, istituita nel 1985, ha un estensione di 550 ettari, ricade nel territorio del Comune di Pescocostanzo ed e' compresa oggi nel Parco Nazionale della Majella. Racchiudendo in sé oltre alla bellezza degli alberi secolari numerose testimonianze storiche, rappresenta un vero monumento, costruito dalla natura e conservato dall'uomo nei secoli. La riserva offre suggestivi paesaggi in ogni stagione dell'anno grazie alle forme e ai colori che assumono gli antichi Faggi e i maestosi Aceri cui si affiancano il Pero selvatico, il Tasso, il Cerro e il Ciliegio. Tra la flora ci sono specie protette come la Genziana maggiore, la Peonia, la Stellina odorosa, l'Erba fragolina, l'Elleboro e la rarissima Epipactis purpurata, un orchidea conosciuta solo qui ed in Emilia Romagna. Vario il patrimonio avifaunistico. Si puó osservare il Rampichino, il Picchio muratore, il Picchio verde, la Tordela, etc. Tra i predatori lo Sparviero e la Poiana. Sfiorato con tutta probabilita’ dalla Via Minucia romana che collegava Corfinio con Isernia, a pochi metri dalla strada asfaltata, il Bosco di S. Antonio merita di essere frequentato in tutte le stagioni. D'inverno, tra i suoi faggi e nel pianoro sottostante si snoda una delle piu’ belle piste per sci di fondo abruzzesi; d'estate e’ possibile compiere passeggiate piu’ o meno brevi, oppure sostare al fresco per un piacevole picnic.

Monte Genzana Alto Gizio Riserva regionale
La Riserva si estende interamente nel territorio di Pettorano sul Gizio (Aq) e riveste una grande importanza in quanto si pone come corridoio di collegamento per gli scambi faunistici tra il Parco Nazionale d'Abruzzo e il Parco Nazionale della Majella. Ha una particolarita' che ne fa un caso unico nel panorama complessivo delle aree protette: la presenza del nucleo storico dell'abitato di Pettorano all'interno del perimetro dell'area tutelata. L'aspetto morfologico mostra una certa "morbidezza" del paesaggio, interrotta solo dai valloni che l'attraversano in piu' punti. Tali incisioni naturali costituiscono gli scenari piu' suggestivi della Riserva stessa: si tratta di profonde valli a "V" di origine tettonica, scavate progressivamente dalle acque di scorrimento dei vari torrenti. La morfologia che ne deriva e' strettamente legata al tipo di materiale che costituisce la zona. E' per questo che le forme ricorrenti sono quelle che derivano dal fenomeno del carsismo. Le testimonianze piu' emblematiche sono senza dubbio quella del Lago (sotto il Monte Mattone), quella del Piano della Grotta ed ancora piu' ad est Le Grotte (nei pressi di C. la Guardiola). Tra le sorgenti la piu' importante e' quella del Gizio, poi sono presenti le sorgenti del Frevana, di Gallese e le sorgenti Pinciara I e Pinciara II. Nella Riserva sono presenti quasi tutti i mammiferi della fauna appenninica con due delle specie indicate di interesse comunitario: l'orso e il lupo.

Majella Orientale Oasi Wwf Riserva regionale
Istituita nel 1991, presenta ambienti diversi: dalla querceta alla faggeta, dagli arbusti ai pascoli d'alta quota. Numerose le grotte dovute al fenomeno carsico, tra cui la Grotta del Bue e dell'Asino e la piu’ nota Grotta del Cavallone, che si apre a 1475 m di quota lungo i costoni della Valle di Taranta, tra le piu’ note cavita’ calcaree dell'Italia Centrale. 'Nel silenzio della montagna dall’ampia bocca si discopriranno i pascoli verdi, i giochi nevati e le nuvole erranti", cosi’ la descrive D'Annunzio nella tragedia La Figlia di Iorio. Nelle varie "sale" aperte al pubblico nel periodo estivo, si susseguono scenari di grande suggestione. Ci sono il Lupo appenninico ed il Camoscio tra i mammiferi; l'Aquila reale, la Coturnice, il Falco pellegrino, il Lanario e l'Astore tra l'avifauna. Un discorso a parte merita il Camoscio d'Abruzzo che, oltre ad essere il simbolo della Riserva, e’ il protagonista di uno dei progetti di conservazione piu’ importanti effettuati in Italia. Numerose le testimonianze storiche che si possono osservare, come i ruderi di un villaggio neolitico, dove sono stati rinvenuti i resti di un individuo, vissuto circa 8000 anni fa e noto come Uomo della Majella.

Cascate del rio Verde a Borrello
Chi visita le cascate del rio Verde a Borrello (nella foto) può scoprire le più alte cascate dell’intero Appennino, con tre salti che coprono un dislivello di 200 metri. Accompagnatori di media montagna insieme ad esperti biologi e naturalisti mostreranno lungo i percorsi la ricca biodiversità dell’area, soprattutto quella legata agli ambienti fluviali. Anna Loy dell’Università di Isernia, illustra il progetto sulla lontra, il simbolo della biodiversità fluviale

Riserva Naturale Statale Montedimezzo (Riserva MaB – Unesco)
La riserva è costituita da due nuclei distanti tra loro circa 15 km. All’interno il Sentiero Colle S. Biagio, un sentiero didattico autoguidato. Il percorso è stato realizzato dal Corpo Forestale dello Stato ed è accessibile anche a coloro che hanno ridotte capacità motorie o sensoriali. Lungo il percorso anche segnaletica e indicazioni in Braille e per i non vedenti è a disposizione una guida in Braille completata da disegni in rilievo che faciliterà la fruizione del percorso.

Info ex_asfd.isernia@corpoforestale.it

Eremo Di San Michele
Eremo di San Michele a Km. 4 da Pescocostanzo sulla Str.Prov.le 55 - chiesa rupestre del XII secolo. Alla sacralità immemorabile delle rocce, delle acque e delle grotte si collegò pure l'esempio più tipico della cultura religiosa abruzzese dall'Alto Medioevo: l'eremitismo. In fuga assoluta dal mondo, alla ricerca di un'alternativa puramente ascetica, gli eremiti vivevano in grotte e ripari sottoroccia; successivamente, fu la devozione dei fedeli o l'ampliamento della comunità eremitica a munirli d'ingresso, giungendo infine all'edificazione di una cappella, addossata e quasi compenetrata con la roccia. L'eremo viene così a costituire una tappa ideale, un elemento di transizione fra la primitiva grotta cultuale e la chiesa poggiante solo sulle proprie fondamenta.

Parco Nazionale D’abruzzo
Il Parco Nazionale d'Abruzzo fu istituito con regio decreto del 2 Gennaio 1923 n. 257. Oggi, dopo successive integrazioni, comprende 22 comuni delle province di L'Aquila, Frosinone e Isernia. Il settore abruzzese ne costituisce i 3/4 della superficie totale. La gestione e’ affidata all'Ente Autonomo Parco Nazionale d'Abruzzo, con sede a Roma e direzione a Pescasseroli, che nel 1980 ha avviato il progetto di "zonazione", cioe’ la ripartizione in zone dell'intero territorio, stabilendo dei vincoli molto rigidi nelle aree dove l'ambiente e’ protetto integralmente e criteri piu’ elastici per l'uso turistico del territorio nelle altre. Attualmente il Parco e’ suddiviso in 4 zone: Riserva integrale, Riserva generale, Protezione, Sviluppo. In ogni paese sono stati istituiti un Centro Visita e Uffici di zona ed e’ stato creato il Centro Studi Ecologici Appenninici con finalita’ di studio e divulgazione sulle specie animali piu’ rare.

Parco Nazionale Della Majella
Istituito, insieme a quello del Gran Sasso-Laga nel 1991, si estende per 74.095 ettari nelle province di Pescara, Chieti e L'Aquila. L'Ente Parco ha sede a Guardiagrele e uffici a Pacentro e Caramanico Terme. Il sistema delle montagne della Majella e’ nettamente separato dalla cresta del Morrone che rappresenta il prolungamento del Gran Sasso verso Sud. La forma massiccia e arrotondata della Majella e’ molto caratteristica. Simile ad una grandiosa cupola ellittica, domina il paesaggio abruzzese innalzandosi tra il mare e la catena appenninica. Il fascino della Majella e’ aumentato dai profondi valloni, veri e propri "canyon", e dai vasti pianori culminali al di sopra di 2.000 m, come ad esempio la Valle di Femmina Morta. Molto diffuso e’ il fenomeno del carsismo testimoniato da numerose grotte fra le quali si ricorda la Grotta del Cavallone che D'Annunzio prescelse per ambientarvi il secondo atto della Figlia di Iorio.

Bioparco Faunistico d’Abruzzo
a Castel di Sangro località Brionna

È un’area attrezzata nei pressi di Castel di Sangro e presenta al suo interno una delle torbiere più estese dell’Appennino e dove si possono osservare a secondo dei periodi alzavole, fischioni, beccaccini, frullini, ecc. in piena libertà. Anitre, Oche selvatiche, Folaghe, Tuffetti e tutta la fauna palustre in un ambiente ancora intatto ed unico nel suo genere.

Torre di Feudozzo
Torre di Feudozzo è una località del Comune di Castel di Sangro (AQ) situato al confine con il Molise. Un piacevole percorso a partire dagli orti della Masseria San Iorio, in un sentiero in cui se loo desiderate verrete accompagnati dal personale della masseria. Zona di raccolta del tartufo e di villeggiatura. Sorge intorno ad una struttura feudale di epoca borbonica, poi divenuto ricovero per le truppe naziste durante la Seconda Guerra Mondiale. La presenza di questa struttura feudale ha dato il nome alla località, mentre della torre (abbattuta durante l'ultima guerra) non resta traccia. Nel dopoguerra la struttura passa nelle mani del Corpo Forestale dello Stato che, nell'ultimo decennio, ha realizzato un importante centro per la biodiversità ospitando le antiche razze bovine relitte, cioè tutte quelle considerate a rischio estinzione.

Azienda BioAgrituristica
Località San Iorio - 67031 Castel di Sangro (AQ)
Tel. e Fax 0864 841037
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